Nella prefazione al Saggio sull'intelletto umanointitolata Epistola al lettore Locke rivolgendosi ai suoi lettori racconta come ebbe origine il problema oggetto dell'opera e, secondo lui, per risolvere i problemi più gravi del suo tempo, come quelli di natura politica e religiosa che determinarono le rivoluzioni inglesi, Locke ritiene necessaria un'analisi dell'intelletto, cioè delle capacità conoscitive dell'uomo, per stabilire quali argomenti egli possa portare a soluzione e quali gli siano esclusi accontentandosi, come egli dice, di «una quieta ignoranza».
Secondo Loke, tutto quello che ritroviamo nella nostra mente deriva dall’esperienza e non esistono idee che si riscontrino nella conoscenza senza un'origine empirica di esse. Anche se si volesse ridurre l'innatismo a quelle idee che hanno un consenso universale per il quale «i principi ammessi da tutto il genere umano come veri, sono innati; quei principi che ammettono gli uomini di retta ragione sono proprio i principi ammessi dall'intero genere umano; noi, e coloro che hanno la nostra stessa opinione, siamo uomini di retta ragione; dunque, poiché noi siamo d'accordo, i nostri principi sono innati.»
L'empirismo di Locke si differenzia dagli altri poiché il suo si fonda sulla convinzione che non esista principio, nella morale come nella scienza, che possa ritenersi assolutamente valido tale da sfuggire a ogni controllo successivo dell'esperienza.
Nel secondo libro del Saggio Locke classifica i vari tipi di idee derivate dall'esperienza per scoprire i limiti reali del nostro conoscere. In base all'esperienza possiamo distinguere:
- Idee di sensazione: quelle che provengono dall'esperienza esterna, dalle sensazioni come, ad esempio, i colori. La formazione di queste idee avviene secondo quanto già indicato da Hobbes: dagli oggetti esterni provengono dati che s'imprimono su quella tabula rasa che è la nostra sensibilità.
- Idee di riflessione: che riguardano l'esperienza interna o riflessione sugli atti interni della nostra mente come le idee di dubitare, volere, ecc.
Una seconda distinzione riguarda:
- le idee semplici: che non possono essere scomposte in altre idee e che quindi sono di per sé chiare e distinte, evidenti ma che, diversamente da Cartesio, non implicano un contenuto di verità ma soltanto il fatto di costituire gli elementi primi conoscitivi derivati in forma immediata dalla sensazione o dalla riflessione. Che la loro semplicità non implichi la verità si basa su quanto già affermato da Galilei sulla soggettività delle sensazioni di colori, suoni, ecc. Locke similmente distingue fra:
- idee di qualità primarie che sono oggettive come quelle caratteristiche che appartengono di per sé ai corpi (l'estensione, la figura, il moto, ecc.);
- idee di qualità secondarie, soggettive (colori, suoni, odori, sapori, ecc.) che non sono inventate (l'intelletto non ha la capacità di creare idee semplici) ma che non hanno corrispondenza nella realtà;
- le idee complesse: nel produrre le quali il nostro intelletto non è più passivo, bensì riunisce, collega e confronta le idee semplici originando tre tipi di idee complesse:
- di modi: quelle idee complesse che si considerano non sussistenti di per sé ma afferenti a una sostanza, come il numero, la bellezza, ecc. ovvero tutte quelle che non fanno parte delle sostanze o delle relazioni;
- di sostanze: idee che riguardano il sostrato, supposto ma sconosciuto, che fa da sostegno alle qualità degli oggetti;
- di relazioni: idee che nascono dalla comparazione delle idee tra di esse (idee di causa-effetto, di identità, di etica, ecc.).
Commenti
Posta un commento